
La sospensione delle attività presso lo stabilimento Honda di Celaya, in Messico, per mancanza di semiconduttori legata alla controversia Nexperia, evidenzia come anche componenti ritenuti “minori” possano mettere in ginocchio intere linee auto.
La casa automobilistica Honda ha annunciato la sospensione della produzione nel suo stabilimento di Celaya, nello stato di Guanajuato (Messico) a causa di una carenza di semiconduttori.
Il blocco produttivo arriva dopo che la fornitura di chip di Nexperia, con sede nei Paesi Bassi ma controllata dalla cinese Wingtech, è stata interrotta a causa della controversia tra Cina e Paesi Bassi.
Il sito di Celaya – che lo scorso anno ha prodotto oltre 190.000 veicoli (in particolare modelli HR-V destinati al mercato nordamericano) – rappresenta un hub strategico per Honda.
Oltre al sito messicano, Honda ha indicato che anche impianti negli Stati Uniti e in Canada stanno subendo riduzioni produttive per ragioni analoghe.
Chip “minori” ma essenziali
La crisi non è stata causata da chip avanzati come GPU o IC a 3 nm, bensì da componenti discreti e da comuni circuiti integrati destinati a funzioni elettroniche di controllo nelle auto: unità ECU, moduli di gestione motore, sistemi di sicurezza.
Questo mette in evidenza come anche semiconduttori maturi, di livello medio-basso, rivestano un ruolo critico nella filiera automobilistica moderna, e come la loro carenza possa causare frenate immediate e impreviste.
La vicenda Nexperia
La crisi produttiva di Nexperia, che sta colpendo il mondo dell’automotive, è nata dalla decisione del governo olandese di intervenire nella governance dell’azienda – produttore di semiconduttori con quartier generale a Nimega, controllato dal gruppo cinese Wingtech – invocando poteri straordinari per motivi di sicurezza economica e tecnologica: si è attribuito la facoltà di bloccare o annullare decisioni societarie ritenute dannose per l’interesse nazionale o europeo, pur senza interrompere la produzione e lasciando immutati gli assetti azionari. Un tribunale ha inoltre sospeso esponenti cinesi dal board e disposto la nomina di un amministratore indipendente.
Per ritorsione, il governo di Pechino ha bloccato le esportazioni di Nexperia China, dove la maggior parte dei chip del gruppo viene testata, confezionata e spedita in tutto il mondo.
Attualmente sono in corso trattative tra il governo olandese e quello cinese per tentare una composizione della vicenda, mentre Wingtech, proprietaria al 100% di Nexperia, ha lanciato un allarme: potrebbe trovarsi ad affrontare una stretta di cassa se non riuscisse a riprendere al più presto il controllo operativo della sua controllata europea.
Wingtech ha inoltre osservato che le linee di prodotti MOSFET, logici e analogici di Nexperia hanno registrato una solida crescita con l’entrata in produzione di massa di nuovi MOSFET da 80 V e 100 V. In particolare, le vendite di prodotti a banda larga come i MOSFET SiC e i FET GaN sono triplicate rispetto all’anno precedente, con l’entrata in produzione in serie. Tuttavia, l’attività di integrazione di prodotti dell’azienda ha registrato un forte calo a seguito dei controlli sulle esportazioni statunitensi e della cautela dei fornitori dopo l’aggiunta di Wingtech nella Entity List americana alla fine del 2024.
Il tempo stringe
Lo stop alla produzione di Honda arriva dopo gli allarmi lanciati nei giorni scorsi dalle associazioni dei produttori di automobili europea, americana e giapponese.
I fornitori di secondo e terzo livello rischiano di diventare l’anello più debole: un produttore di sensori o moduli può bloccare l’intera linea di montaggio se non garantisce le consegne. Gli analisti mettono in guardia sul fatto che questa carenza di chip potrebbe essere più grave di quella del 2021, proprio per l’origine geopolitica della crisi.
Dopo Honda, anche altre case automobilistiche come Nissan, Ford e Volvo potrebbero essere interessate dall’attuale carenza di chip. Mentre alcune aziende, come Toyota, segnalano finora effetti limitati, altre come Volkswagen riconoscono che un impatto sulla produzione è possibile.
È in corso anche una caccia spasmodica ai componenti più critici, con i prezzi che stanno lievitando a dismisura.
Da parte delle case automobilistiche e dei Tier 1 è in atto anche un tentativo di sostituire i chip di Nexperia con quelli di altri fornitori, che pure esistono sul mercato: onsemi, Infineon e STMicroelectronics hanno prodotti simili, in alcuni casi perfettamente uguali. Il problema, in questo caso, sono le omologazioni – molto più severe nelle applicazioni automobilistiche – con tempi che spesso raggiungono i 5-6 mesi. Il semplice cambio di un MOSFET richiede una nuova omologazione.
Nexperia e le conseguenze della crisi
Al momento, l’unica via d’uscita alla crisi sembra essere un accordo politico tra i governi olandese e cinese. È probabile che sarà l’Aja a compiere il primo passo, anche sotto la pressione crescente dell’industria automobilistica globale.
Nel lungo periodo, però, a pagare il prezzo più alto sarà Nexperia – e, di riflesso, la sua controllante Wingtech. Dopo questa vicenda, la fiducia nei confronti dell’azienda olandese a capitale cinese risulterà infatti fortemente compromessa: case automobilistiche e fornitori di primo e secondo livello inizieranno a sostituire i chip Nexperia con soluzioni alternative considerate più affidabili.
Un atteggiamento che con ogni probabilità si estenderà anche ad altri prodotti e fabbricanti, accentuando la divisione tra gli ecosistemi tecnologici cinese e occidentale. Pechino appare sempre più determinata nel perseguire l’autosufficienza tecnologica, mentre l’Occidente sarà spinto ad abbandonare la logica della globalizzazione a favore di strategie di reshoring e di produzione locale.


