mercoledì, Maggio 8, 2024
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Dove troverà Intel gli ingegneri per la sua fabbrica di semiconduttori in Italia?

Il CEO di Intel Pat Gelsinger alla cerimonia di inaugurazione del nuovo fab in Arizona. (immagine: Intel Corporation).

Gli ingegneri e i fisici specializzati in microelettronica che si laureano nelle  università italiane non riescono a coprire le attuali esigenze delle aziende che operano in questo settore. Da più parti ci si chiede dove Intel troverà il personale necessario per fare funzionare la nuova fabbrica di semiconduttori che sorgerà in Veneto.

Anche se non ancora confermato ufficialmente, sembra ormai certo l’accordo tra Intel e il Governo italiano per la costruzione dell’impianto di packaging avanzato di semiconduttori di cui si parla da mesi e che dovrebbe rappresentare una pietra miliare nella strategia europea e americana per una maggiore autonomia e autosufficienza nella produzione di microchip.

La notizia è stata diffusa domenica dall’agenzia Reuters che ha anche indicato il Veneto – per la precisione l’area del comune di Vigasio – come sede del nuovo impianto produttivo.

Europa e Stati Uniti, pur controllando il mercato globale dei semiconduttori con una quota del 60%, hanno da tempo delegato la fabbricazione di questi dispositivi a società taiwanesi, sud-coreane e cinesi; la recente pandemia da Covid-19 ha evidenziato la fragilità di questo sistema, in considerazione – in particolare – della crescente importanza strategica dei semiconduttori, ormai presenti in qualsiasi dispositivo domestico, industriale o militare, e sempre più importanti anche per la mobilità.

Tutto ciò ha portato ad un ripensamento delle strategie di Europa e Stati Uniti che hanno stanziato ingenti fondi per tentare di aumentare la produzione nazionale di microchip.



Le iniziative governative sono state accolte con favore dai produttori di semiconduttori, molti dei quali hanno annunciati importanti piani di sviluppo con consistenti investimenti. Il colosso Intel, una delle società più attive, ha annunciato, e in parte già dato il via, a importanti iniziative, negli Stati Uniti e in Europa. Nel Vecchio Continente Intel ha pianificato investimenti per circa 80 miliardi di dollari, annunciando l’ampliamento del sito produttivo irlandese, un nuovo mega fab in Germania, un centro di Ricerche e Sviluppo in Francia e iniziative minori in molti altri paesi. Per quanto riguarda l’Italia, da mesi si parla di un nuovo impianto di packaging per semiconduttori, un’attività sempre più importante nella fabbricazione di chip avanzati.

L’accordo per questo impianto, secondo quanto annunciato dalla Reuters, sembra fatto: siamo tutti in attesa del comunicato ufficiale con i relativi dettagli.

La durata della trattativa (Intel ha annunciato l’intenzione di realizzare l’impianto a marzo) è significativa della complessità dei temi in discussione: contributi per la nuova fabbrica, infrastrutture da realizzare da parte degli enti locali, sgravi fiscali per gli anni successivi, agevolazioni sulle forniture energetiche, ecc. Da parte pubblica, ci sarà stata sicuramente la richiesta di garanzie sui livelli occupazionali e sulla continuità aziendale.

Per quanto riguarda i contributi pubblici, a marzo di quest’anno il Governo italiano ha varato una legge che stanzia 4,15 miliardi di euro – dal 2022 al 2030 – a sostegno dello sviluppo della microelettronica nel nostro paese.  Al momento, nulla si sa dei contributi (che sicuramente ci saranno) da parte della regione Veneto e delle amministrazioni locali.

Per approfondire:

La fabbrica dovrebbe dare occupazione diretta a circa 1.500 addetti e creare altri 3.500 posti di lavori nell’indotto (dai fornitori di impianti e materiali fino alle nuove attività locali legate all’ospitalità e ai trasporti) mentre non è mai stato fatto alcun riferimento ai posti di lavoro temporanei che verranno creati durante la costruzione dello stabilimento e delle infrastrutture.

Un altro aspetto importante riguarda il personale: dove troverà, Intel, gli ingegneri e i tecnici specializzati necessari a fare funzionare l’impianto? E quali iniziative prevede l’accordo per sopperire alla mancanza di personale specializzato?

È un aspetto non secondario di questa attività: la fabbricazione di circuiti integrati rappresenta il processo manifatturiero più complesso al mondo, e come tale richiede personale altamente qualificato: il 90% degli addetti impegnati nella progettazione e sviluppo e nella gestione degli impianti deve possedere una laurea specialistica o un dottorato di ricerca. Si tratta di figure professionali che, nonostante gli sforzi, scarseggiano in tutto il mondo, specialmente nei paesi dove l’industria dei semiconduttori è in forte crescita, dalla Cina agli Stati Uniti, da Taiwan alla Corea.

Anche nel nostro paese c’è una grave carenza di laureati con specializzazione in microelettronica. Questo aspetto è stato al centro di due tavole rotonde che si sono tenute la settimana scorsa presso l’Università Bicocca di Milano a margine delle Conferenze IEEE ESSCIRC – ESSDERC dell’IEEE.

Dei circa 800/1000 studenti che ogni anno si laureano (con laurea magistrale) in Italia in ingegneria elettronica, solamente 400 sono specializzati in microelettronica, un numero assolutamente insufficiente rispetto alle attuali esigenze delle aziende che operano sul mercato italiano.

Dove prenderà Intel gli ingegneri che lavoreranno nella futura fabbrica in Italia?” si è chiesto Alessandro Matera, amministratore delegato di Infineon Technologies Italia durante una tavola rotonda.

Attualmente, solo STMicroelectronics sta cercando un migliaio di ingegneri; anche tutte le altre aziende italiane del settore, da SPEA a Technoprobe, stanno cercando disperatamente ingegneri e tecnici specializzati in microelettronica.

Nella stessa tavola rotonda, Giuseppe Notarnicola, presidente di STMicroelectronics Italia, ha ammesso che la sua azienda sta facendo “Una fatica boia” a reperire il personale di cui ha bisogno.

Anche tutte le numerose multinazionali straniere presenti in Italia con centri di ricerca e sviluppo, da Infineon a Micron Technology, segnalano lo stesso problema. La qualità degli ingegneri e dei fisici specializzati in microelettronica che escono dalle Università italiane non ha nulla da invidiare a quella degli ingegneri che si laureano all’estero: il problema è che sono troppo pochi rispetto all’attuale domanda.

Una carenza che rischia di frenare, se non bloccare, lo sviluppo di questo importante settore e che potrebbe rallentare anche gli investimenti di Intel nel nostro paese.