giovedì, Febbraio 13, 2025
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Tutti i dettagli sulla collaborazione tra STMicroelectronics e la cinese Hua Hong

STMicroelectronics e Hua Hong

Una linea di produzione dedicata per MCU da 40 nm della fonderia Hua Hong di Wuxi produrrà i primi chip ST per il mercato cinese entro la fine di quest’anno. Questa strategia rappresenta l’ultimo tentativo di STMicroelectronics (e di altre IDM occidentali) di mantenere una quota del mercato dei dispositivi maturi in Cina prima di una possibile resa allo strapotere del Dragone.

In un recente incontro con la stampa, Arnaud Julienne, Vice President del Microcontrollers and Digital Group per l’Asia Pacifica di STMicroelectronics, ha presentato i dettagli della produzione localizzata di MCU STM32 in Cina, parte della strategia “China-for-China” annunciata dal CEO e Presidente della società Jean-Marc Chéry durante il recente Capital Market Day di Parigi.
In quell’occasione, Chéry aveva ribadito l’importanza di una produzione locale in Cina, definendola cruciale per mantenere il vantaggio competitivo dell’azienda nel mercato più grande e innovativo al mondo per i veicoli elettrici: “Senza una presenza locale, non è possibile competere efficacemente in Cina”, aveva dichiarato. “Se perdiamo la nostra quota di mercato in Cina a favore di un’azienda locale nel settore industriale o automobilistico, queste aziende finiranno per dominare il proprio mercato interno. Con un mercato così ampio, avranno poi una solida piattaforma per competere a livello internazionale”.

Durante l’incontro con la stampa, Julienne ha affermato che, per ottenere una localizzazione completa della catena di fornitura STM32 e soddisfare le crescenti esigenze dei clienti nazionali ed esteri, STMicroelectronics ha creato una catena di produzione end-to-end in Cina per specifici prodotti STM32.
Per il processo eNVM a 40 nm, STMicroelectronics adotta una doppia catena di fornitura: ai fabbricanti al di fuori della Cina si affianca la fonderia Hua Hong, la seconda più importante foundry cinesa, scelta per approvvigionare i clienti di quel paese.
Lo stabilimento di Wuxi di Hua Hong disporrà di una linea di produzione dedicata per soddisfare le esigenze STM32 di STMicroelectronics. L’attrezzatura utilizzata è identica a quella della fabbrica di wafer di STMicroelectronics, per garantire una qualità costante del prodotto. La catena di produzione end-to-end per la Cina si completa con i processi di test e packaging condotti nello stabilimento cinese di Shenzhen, di proprietà di ST.

La doppia catena di fornitura consente di supportare anche gli OEM cinesi che esportano i loro prodotti all’estero, migliorando l’efficienza operativa e offrendo supporto localizzato alla catena di fornitura per gli OEM globali operanti in Cina. Inoltre, permette agli utenti di usufruire di un processo di verifica della seconda fonte senza soluzione di continuità.
Il medesimo prodotto eNVM STM32 potrà quindi essere fabbricato in Europa o in Cina, beneficiando del processo di produzione a 40 nm. Questo approccio mira a soddisfare in loco la maggior parte della domanda a medio termine del mercato cinese per gli eNVM STM32 a 40 nm, in linea con le richieste delle autorità cinesi, che spingono per filiere produttive interamente nazionali, al riparo da eventuali restrizioni o sanzioni statunitensi. Il primo lotto di prodotti sarà lanciato già entro la fine del 2025.

L’accordo con Hua Hong è stato preceduto da quello con Sanan Optoelectronics, anch’esso finalizzato alla creazione di una produzione end-to-end di semiconduttori di potenza SiC in Cina.



Le ricadute sulla capacità produttiva europea

In molti si interrogano sulla validità di questa strategia nel medio e lungo termine. Il ragionamento dei vertici aziendali di ST è semplice: “o così o perderemo il mercato cinese”.

Non solo: grazie alle enormi risorse finanziarie disponibili, al vastissimo mercato interno, al ridotto costo dell’energia, alle rigorose strategie politiche governative e al basso costo della manodopera, i produttori di semiconduttori cinesi, dopo aver conquistato il mercato nazionale, potrebbero invadere i mercati mondiali con una concorrenza spietata. Questo scenario colpirebbe soprattutto le aziende occidentali che producono semiconduttori “maturi”, ovvero quei chip utilizzati in prodotti consumer, lavatrici, TV, impianti industriali e automobili. Un esempio analogo si è già visto nel settore dei chip LED, dove la Cina è diventata leader mondiale.

Quanto questa strategia possa effettivamente bloccare o semplicemente rallentare l’avanzata dell’industria cinese dei semiconduttori è difficile da prevedere. Tuttavia, è certo che avrà ripercussioni sulla capacità produttiva europea di STMicroelectronics, che storicamente produce i propri chip in Europa.
Se le fabbriche italiane e francesi non produrranno più chip per il mercato cinese (che rappresenta il 25% delle entrate di ST), che ne sarà dell’attuale capacità produttiva e dei livelli occupazionali?
Le voci di un possibile rinvio del progetto francese per una nuova fabbrica da realizzare in collaborazione con GlobalFoundries sembrano confermare l’ipotesi di un ridimensionamento della capacità produttiva europea. Analogamente, si nota la lentezza nel rendere pienamente operativo l’impianto R3 di Agrate (peraltro concesso per un terzo all’israeliana Tower Semiconductor) e l’annuncio di programmi di pensionamenti anticipati e parziale blocco del turnover, emersi durante il Capital Market Day, ma ancora non attuati.

Ulteriori dettagli potrebbero emergere durante la presentazione dei risultati finanziari del quarto trimestre e dell’intero anno fiscale 2024, prevista per il 30 gennaio. Un eventuale peggioramento dei conti potrebbe portare a misure di contenimento dei costi e a un rallentamento o riduzione degli investimenti in Europa. Anche i mercati attendono con ansia di conoscere sia i numeri che le prospettive del management di ST per il 2025, dopo un 2024 segnato da un quasi dimezzamento del valore delle azioni della società.