
Dopo l’annuncio di settembre di un ridimensionamento e di una riorganizzazione delle attività, la direzione della LPE di Baranzate ha avviato le procedure di licenziamento collettivo per 57 addetti. I sindacati, che hanno proclamato lo stato di agitazione permanente, richiedono l’intervento del Governo.
LPE, il produttore italiano di reattori epitassiali per wafer in silicio e carburo di silicio di proprietà della multinazionale olandese ASM International, ha annunciato ieri di aver avviato le procedure di licenziamento collettivo per 57 addetti, su un totale di 134 dipendenti.
L’annuncio arriva dopo che l’azienda, agli inizi di settembre, aveva annunciato una profonda riorganizzazione del sito di Baranzate (MI) necessaria per fare fronte al calo delle commesse e alle mutate condizioni del mercato mondiale dei semiconduttori.
Già allora la reazione delle organizzazioni sindacali era stata molto dura. Marco Verga, della Fiom di Milano, si era fatto interprete della preoccupazione delle maestranze, sottolineando l’importanza strategica dell’azienda per il Paese: “Se davvero questa azienda è strategica per il sistema Paese – aveva dichiarato – ci aspettiamo che il Governo e il Ministero mettano in campo tutti gli strumenti per salvaguardare questa eccellenza tecnologica e tutelare i lavoratori”. Anche Diego Tartari, delegato sindacale, aveva espresso la sua preoccupazione, ricordando che qualche mese prima c’era già stata una riduzione delle commesse dalla Cina.
A seguito delle dichiarazioni dell’azienda, i sindacati avevano proclamato lo stato di agitazione permanente, invocando l’intervento della politica, anche alla luce degli accordi stipulati in occasione della cessione dell’azienda ad ASM International. Da allora a oggi si sono susseguite le mobilitazioni dei lavoratori e le interlocuzioni istituzionali con l’obiettivo di scongiurare i licenziamenti e la messa in discussione dell’attività del sito.
L’ombra della Golden Power e il protocollo riservato
L’importanza strategica di LPE era già emersa nel 2021, quando il Governo Draghi esercitò la Golden Power per impedire l’acquisizione da parte di un gruppo cinese. La nuova proprietà – l’olandese ASM International – avrebbe sottoscritto presso il Mise un protocollo riservato con prescrizioni sulla gestione e lo sviluppo dell’azienda, di cui i sindacati vogliono conoscere i contenuti.
Ora, la richiesta dell’azienda ha lasciato sorpresi sindacati e maestranze anche per le modalità dell’annuncio, che non prende in considerazione l’utilizzo di ammortizzatori sociali.
“È singolare che tra le motivazioni addotte per licenziare i lavoratori ci sia l’assenza di quella ‘camera bianca’ che avrebbe reso, e potrebbe ancora rendere, competitivo il sito di Baranzate – dichiara Marco Verga – Invece di investire, ASM preferisce licenziare, senza voler discutere di ammortizzatori sociali.
LPE era e resta un’azienda strategica per il Paese e non può essere svuotata di professionalità e competenze.
Tanto strategica che, quando nel 2021 una società cinese tentò di acquisirla, venne bloccata dall’allora Governo Draghi con lo strumento della Golden Power, ossia la normativa che si applica per proteggere l’interesse nazionale in settori come difesa, telecomunicazioni, energia e trasporti”.
Non è chiaro se il ridimensionamento del sito di Baranzate sia la conseguenza di un calo degli ordini o dipenda dalla volontà della controllante ASM di delocalizzare alcune lavorazioni.
In ogni caso, in risposta alla decisione aziendale, i sindacati hanno proclamato per il 14 ottobre uno sciopero con presidio davanti ai cancelli dell’azienda.
Le prese di posizione della politica
Sul fronte politico, prima della decisione di ieri dell’azienda, si erano susseguite numerose iniziative e prese di posizione, sia a livello regionale sia nazionale.
Già ad agosto il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, su indicazione del ministro Adolfo Urso, aveva avuto un incontro con l’azienda al fine di approfondire ogni possibile soluzione volta a salvaguardare la continuità produttiva e i livelli occupazionali.
Il Ministero informa di aver svolto regolarmente negli anni le attività di monitoraggio volte a verificare il rispetto delle prescrizioni connesse all’esercizio della Golden Power, disposto nel 2022 dal Governo Draghi.
Anche quest’anno, rende noto il Ministero, sono state avviate le consuete procedure di monitoraggio, mentre sono in corso interlocuzioni con la società per verificare il rispetto delle prescrizioni della Golden Power. Tali prescrizioni, tuttavia, erano finalizzate esclusivamente a garantire l’approvvigionamento di beni legati ai semiconduttori e si sono rivelate insufficienti a garantire adeguate tutele sul piano occupazionale e produttivo, soprattutto alla luce di un mercato in rapida e profonda trasformazione.
A poche ore dall’annuncio dell’azienda, Fabrizio Cecchetti, deputato lombardo della Lega, ha presentato un’interrogazione parlamentare sull’argomento.
“Il futuro dei 140 lavoratori della LPE di Baranzate non può essere lasciato all’incertezza di strategie industriali che rischiano di compromettere un patrimonio strategico per il nostro Paese – dichiara Cecchetti –. Ho presentato una nuova interrogazione parlamentare per chiedere al Governo di intervenire immediatamente e mettere in campo tutti gli strumenti a disposizione per tutelare i lavoratori, difendere la competitività dello stabilimento e salvaguardare una realtà che è un’eccellenza tecnologica italiana”.
“Non stiamo parlando di una fabbrica qualunque, ma di un presidio tecnologico che rappresenta il cuore di un comparto strategico. Non possiamo accettare che logiche meramente finanziarie mettano a repentaglio decine di famiglie e il futuro di un territorio”, conclude il parlamentare della Lega.
Anche la consigliera regionale Silvia Scurati ha già inviato una richiesta di audizione alla Commissione Attività produttive di Regione Lombardia, “che metta intorno a un tavolo di confronto tutti gli attori della vicenda”.


