venerdì, Novembre 14, 2025
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Semiconduttori: la Corte dei Conti Europea certifica il fallimento dell’European Chips Act

Secondo il report della Corte, l’obiettivo di conseguire una quota del mercato mondiale del 20% entro il 2030 è fuori portata.

Ancora un clamoroso fallimento della politica industriale europea. A certificarlo è la stessa UE, tramite la Corte dei Conti Europea che, in un nuovo report, evidenzia come l’obiettivo dell’European Chips Act di raggiungere una quota del 20% del mercato mondiale dei microchip entro il 2030 sia irraggiungibile.

Aggiungiamo noi: andrà bene se l’Europa riuscirà a mantenere l’attuale quota del 9,8%.

Pensare di raggiungere un traguardo così ambizioso entro il 2030, in un contesto di mercato mondiale come quello del 2020/2022 – periodo in cui il provvedimento è stato elaborato – significava essere completamente dissociati dalla realtà del settore e non avere la benché minima idea del contesto globale.

In corso d’opera, peraltro, è stato scelto il cavallo sbagliato (Intel). La mazzata finale è poi arrivata da chi l’innovazione la fa nei fatti e non a parole: la nascita di ChatGPT il 30 novembre 2022. Quella data ha segnato uno spartiacque nel mondo dei semiconduttori e non solo.

Dopo non aver “toccato palla” nei cambiamenti epocali che hanno caratterizzato la tecnologia dei semiconduttori negli ultimi decenni, dai PC agli smartphone, ora l’Europa è completamente tagliata fuori dalla rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale. I motori in silicio dell’AI – GPU, CPU e memorie HBM – vengono infatti progettati e prodotti ovunque, tranne che nel Vecchio Continente.



La montagna ha partorito un topolino

In tempi non sospetti, a proposito dell’European Chips Act, scrivevamo che “la montagna ha partorito un topolino“, sottolineando tutti gli aspetti critici del provvedimento.

All’epoca, denunciavamo le procedure fumose e le insufficienti risorse stanziate, definendo il piano più come un minestrone confusionario che come un serio piano industriale, con le vecchie iniziative che si confondevano con le nuove e le risorse che passavano da un progetto all’altro “come nel gioco delle tre carte”.

Ora arriva il report della Corte dei Conti che, in maniera più diplomatica, dice esattamente le stesse cose.

Secondo il documento, la Commissione Europea ha compiuto ragionevoli progressi nell’attuazione della propria strategia, ma la Corte ha rilevato che tra ambizione e realtà c’è un “gap da colmare”.

L’UE ha bisogno di fare urgentemente il punto della situazione in relazione alla propria strategia per il settore dei microchip”, ha affermato Annemie Turtelboom, Membro della Corte responsabile dell’audit. “Si tratta di un settore in rapida evoluzione, con un’intensa concorrenza geopolitica e, attualmente, l’UE fatica parecchio a tenere il ritmo necessario a realizzare le proprie ambizioni. L’obiettivo del 20 % rappresentava sostanzialmente un’aspirazione. Per conseguirlo l’UE avrebbe dovuto  quadruplicare la propria capacità di produzione entro il 2030 ma, procedendo al ritmo attuale, si è ben lungi da questo scenario. L’Europa deve essere competitiva, e la Commissione europea dovrebbe rivalutare la propria strategia affinché rispecchi la realtà effettiva”.




Poca potenza di fuoco e obiettivi confusi

La Commissione è responsabile solo del 5% (4,5 miliardi di euro) degli 86 miliardi di euro di finanziamenti stimati dal Chips Act fino al 2030. Ci si attende che la restante parte provenga dagli Stati membri e dall’industria.

A titolo di confronto, i principali produttori mondiali hanno previsto investimenti per 405 miliardi di euro in un solo triennio, dal 2020 al 2023: una cifra rispetto alla quale la potenza di fuoco finanziaria del Chips Act appare modesta.

Inoltre, come rileva la Corte, la Commissione non dispone di un mandato per coordinare gli investimenti nazionali a livello dell’UE in modo che siano allineati agli obiettivi del Chips Act. Il piano, inoltre, risulta poco chiaro in relazione agli obiettivi e al monitoraggio, e non è facile stabilire se tenga adeguatamente conto degli attuali livelli di domanda del settore di microchip maturi.

Diversi altri fattori influiscono sulla competitività dell’UE e sulle possibilità di successo del Chips Act: la dipendenza dalle importazioni di materie prime, gli elevati costi dell’energia, le preoccupazioni ambientali, le tensioni geopolitiche, i controlli delle esportazioni e una carenza di manodopera qualificata.

Il settore UE, inoltre, è costituito da poche imprese di grandi dimensioni concentrate su progetti di valore elevato, il che porta a una concentrazione dei finanziamenti. La cancellazione, il ritardo o il fallimento di un singolo progetto può quindi avere un impatto significativo sull’intero settore.

La previsione ufficiale: quota mercato all’11,7%

Nel complesso, la Corte ha rilevato che è molto improbabile che il Chips Act consenta di aumentare la quota di mercato detenuta dall’UE o di raggiungere l’obiettivo del 20% della produzione mondiale.

In effetti, le stesse previsioni della Commissione, pubblicate nel luglio 2024, indicano che, nonostante un significativo aumento atteso della capacità di produzione, la quota complessiva dell’UE nella catena del valore in un mercato mondiale in rapida espansione aumenterebbe solo lievemente, passando dal 9,8% nel 2022 a solo l’11,7% entro il 2030.



Le Raccomandazioni della Corte

Due sono le raccomandazioni che la Corte dei Conti rivolge alla Commissione per affrontare la situazione:

1) Fare urgentemente il punto della situazione e adottare misure correttive a breve termine (Termine di attuazione: 2025)

La Commissione, in stretta cooperazione con gli Stati membri e l’industria, dovrebbe:

  • Rivedere urgentemente il Chips Act per stabilire se le ambizioni e i valori-obiettivo siano realistici alla luce delle risorse disponibili, della concorrenza mondiale e di fattori cruciali (costo dell’energia, dipendenza dalle materie prime).
  • Se necessario, adottare le opportune misure correttive a breve termine.
  • Introdurre un monitoraggio sistematico per individuare quanto prima eventuali ostacoli e mettere in atto meccanismi per adottare tempestivamente misure correttive.

2) Iniziare a elaborare la prossima strategia in materia di semiconduttori (Termine di attuazione: 2026)

La Commissione, in stretta cooperazione con gli Stati membri e l’industria, dovrebbe iniziare a elaborare la prossima strategia in materia di semiconduttori, che dovrà:

  • Ispirarsi ai risultati del riesame e ai successi/fallimenti delle strategie precedenti.
  • Fissare obiettivi chiari, realistici e con un termine definito, tenendo conto della situazione del settore UE, delle esigenze a breve e lungo termine, della concorrenza mondiale e di fattori cruciali (costo dell’energia, approvvigionamento di materie prime).
  • Proporre misure e finanziamenti adeguati.
  • Includere un approccio coordinato a livello dell’UE, comprese le interazioni con economie concorrenti su scala mondiale.

La prima valutazione intermedia e il riesame del Chips Act da parte della Commissione europea dovranno essere presentati al Parlamento Europeo e al Consiglio entro settembre 2026.

Link: Relazione speciale 12/2025: La strategia dell’UE in materia di microchip – Vi sono ragionevoli progressi nell’attuazione, ma è molto improbabile che il Chips Act sia sufficiente per conseguire l’eccessivamente ambizioso obiettivo del decennio digitale.