L’azienda ha richiesto oggi due settimane di Cassa integrazione per il personale del sito produttivo di Catania senza tuttavia presentare ancora i dettagli dell’annunciato piano di riduzione dei costi.
Dopo aver segnalato la necessità di una riduzione dei costi per affrontare la crisi di vendite che ha colpito il comparto dei semiconduttori, STMicroelectronics ha annunciato oggi di voler fare ricorso alla Cassa integrazione guadagni ordinaria per la durata di 2 settimane per i lavoratori del sito produttivo di Catania.
La cassa integrazione interesserà fino a 2.500 lavoratori su un totale di 5.400 addetti nello stabilimento e non coinvolgerà il personale del nuovo impianto in costruzione dedicato alla produzione di dispositivi in carburo di silicio (SiC). Il provvedimento sarà applicato per una settimana a marzo e una settimana ad aprile, riguardando prevalentemente le attività legate alla produzione di wafer in silicio.
Lo stabilimento di Catania è articolato su due linee produttive principali: una destinata alla lavorazione di wafer in silicio del diametro di 200 mm e un’altra, convertita nel 2020, che produce dispositivi su wafer in carburo di silicio (SiC) da 150 mm (6 pollici). Attualmente, è in fase di completamento un nuovo impianto per la produzione di wafer epitassiali in carburo di silicio da 6 e 8 pollici, frutto di un investimento di circa 730 milioni di euro, di cui quasi 300 milioni rappresentano contributi pubblici. Sempre a Catania è previsto un ulteriore progetto per la realizzazione di una nuova linea di front-end, test e packaging, dedicata alla produzione di dispositivi SiC con wafer da 6 e 8 pollici per un investimento complessivo di 5 miliardi di euro, di cui 2 miliardi finanziati a fondo perduto dal governo italiano.
Secondo i dati forniti da STMicroelectronics, nel 2022 il sito di Catania ha prodotto 562.976 wafer di silicio del diametro di 8 pollici (200 mm) e 185.514 wafer SiC del diametro di 6 pollici (150 mm). Tuttavia, la domanda globale ha subito un crollo verticale nell’ultimo anno, colpendo duramente questa importante realtà produttiva e gli altri impianti italiani, francesi e globali dell’azienda, che complessivamente impiegano oltre 50.000 addetti.
Dopo due anni di forte crescita (2022 e 2023), le vendite di STMicroelectronics sono diminuite del 23,2% nel 2024, mentre l’utile netto ha registrato un calo ancora più pesante, scendendo del 63%. Le prospettive per il futuro appaiono ancor più preoccupanti: i ricavi dei prossimi trimestri sono previsti in ulteriore calo e, secondo alcune stime, la società potrebbe chiudere i bilanci in rosso già nel prossimo trimestre.
A partire dal Capital Market Day dello scorso novembre, l’azienda aveva annunciato un programma di riduzione dei costi che prevedeva interventi sul personale attraverso prepensionamenti e un rallentamento del turnover. La necessità di queste misure era stata ribadita dal CFO Lorenzo Grandi durante la recente conference call successiva alla presentazione dei risultati finanziari del 2024.
Fino a oggi, però, l’azienda non ha ancora preso alcuna iniziativa concreta in merito, suscitando crescente preoccupazione tra i lavoratori, le rappresentanze sindacali e i partiti politici, che avevano più volte sollecitato STMicroelectronics a chiarire le proprie intenzioni.
L’odierna richiesta di cassa integrazione potrebbe rappresentare un primo passo verso quella riduzione dei costi annunciata da tempo, anche se questa prima iniziativa è di dimensioni quasi trascurabili rispetto ai problemi che STMicroelectronics si trova a dover affrontare.
È probabile, dunque, che nei prossimi giorni l’azienda metta finalmente le carte in tavola, presentando i dettagli dell’annunciato pianto di riduzione dei costi con le reali implicazioni sul livello occupazionale.
Più tempo passa senza adeguati interventi e maggiori saranno i rischi di un peggioramento della situazione.