giovedì, Febbraio 13, 2025
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Le voci su ulteriori restrizioni alle esportazioni di chip AI fanno crollare del 10% le azioni NVIDIA

I mercati temono ricadute sui conti della società dopo le indiscrezioni relative a nuove restrizioni all’esportazione di chip e prodotti per l’intelligenza artificiale da parte dell’amministrazione Biden. L’irritazione di NVIDIA e della Semiconductor Industry Association (SIA).

A pochi giorni dal passaggio di consegne, l’amministrazione Biden starebbe per emanare un provvedimento legislativo con ulteriori, pesanti restrizioni all’esportazione dei chip per l’intelligenza artificiale, che colpirebbe in particolare la Cina.
La norma, nota come “Export Control Framework for Artificial Intelligence Diffusion”, imporrà restrizioni globali e onerosi requisiti di licenza sulle esportazioni statunitensi di circuiti integrati avanzati. Secondo numerose fonti, il provvedimento dovrebbe essere promulgato già nella giornata di oggi.

A seguito di queste voci, la quotazione di NVIDIA, dopo aver toccato martedì 6 gennaio un massimo intraday di 153,09 dollari alla Borsa di New York, si attesta oggi tra i 135 e i 136 dollari, con un calo di oltre 10 punti percentuali. Neppure le buone notizie provenienti nella notte da TSMC sono riuscite a risollevare le sorti del titolo, che perde oggi circa il 3%.

Le indiscrezioni riferiscono di un sistema di classificazione a tre livelli per regolamentare le esportazioni di hardware AI. I Paesi di livello uno possono continuare ad acquistare chip AI come al solito e non devono affrontare nuove restrizioni. I Paesi di livello due non possono acquistare più di 50.000 unità di elaborazione grafica (GPU) all’anno tra il 2025 e il 2027, mentre alle nazioni di livello tre, come Cina e Russia, è vietato ricevere hardware e prodotti correlati all’AI.

Non è la prima volta che l’amministrazione Biden interviene per limitare le esportazioni di prodotti per AI. In precedenza, le restrizioni avevano riguardato anche semiconduttori, macchine per la produzione di chip, software e persino personale tecnico.

L’ultimo provvedimento aveva preso di mira oltre 140 aziende cinesi di semiconduttori, mentre solo pochi giorni fa il Dipartimento della Difesa aveva aggiunto all’elenco di aziende cinesi che supportano l’EPL (esercito cinese) nomi di rilievo come CATL, Tencent e CXMT.

Non sono mancate le prese di posizione contrarie al provvedimento, sia da parte di NVIDIA che delle associazioni di produttori.

La Semiconductor Industry Association (SIA) ha rilasciato una dura nota sull’argomento:

“SIA e le aziende associate condividono l’impegno del governo degli Stati Uniti nel salvaguardare la sicurezza nazionale. Siamo tuttavia profondamente preoccupati per la portata e la complessità senza precedenti di questa potenziale regolamentazione, che è stata sviluppata senza il contributo del settore e potrebbe indebolire significativamente la leadership e la competitività degli Stati Uniti nella tecnologia dei semiconduttori e nei sistemi di intelligenza artificiale avanzati.
Mettiamo in guardia rispettosamente dal fare un cambiamento così rapido e significativo nella politica durante questo periodo di transizione, e senza una consultazione significativa con l’industria. In assenza di tale consultazione, esortiamo l’Amministrazione a trasferire il processo di definizione delle politiche alla nuova Amministrazione Trump per garantire che vi sia un’opportunità appropriata per i leader del governo e dell’industria, insieme ai nostri partner globali, di affrontare attentamente questa questione critica.
Siamo pronti a collaborare con il governo degli Stati Uniti su come raggiungere al meglio i suoi obiettivi di sicurezza nazionale in modo mirato, garantendo al contempo che le nostre aziende possano continuare a competere e vincere a livello globale”.

Da parte sua, riferisce Bloomberg, il portavoce di NVIDIA ha dichiarato:

“Una norma dell’ultimo minuto che limitasse le esportazioni nella maggior parte del mondo rappresenterebbe un importante cambiamento di politica che non ridurrebbe il rischio di abuso ma minaccerebbe la crescita economica e la leadership degli Stati Uniti. L’interesse mondiale per l’elaborazione accelerata per le applicazioni quotidiane è un’enorme opportunità per gli Stati Uniti da coltivare, promuovendo l’economia e aggiungendo posti di lavoro negli Stati Uniti”.

Nello stesso articolo, Bloomberg pubblica anche un’interessante mappa del mondo che evidenzia con tre differenti colori i Paesi appartenenti alle tre categorie previste dal provvedimento. Per la cronaca, l’Italia fa parte della prima categoria, ovvero appartiene a quei Paesi per i quali non sono previste restrizioni.