In un’intervista a Nikkei Asia, il CEO Jochen Hanebeck, ha dichiarato che Infineon si sta attivando per creare una catena di fornitura specifica per la Cina.
Anche Infineon Technologies, una delle tre aziende leader europee nella produzione di semiconduttori, ha intenzione di creare una catena di fornitura specifica per la Cina al fine di restare vicino ai clienti di quel paese garantendo loro la sicurezza di fornitura, in un periodo di crescente tensione commerciale tra Stati Uniti e Cina.
Lo ha dichiarato Jochen Hanebeck in un’intervista a Nikkei Asia durante la quale ha anche detto che Infineon punta a raggiungere un miliardo di euro di ricavi legati ai chip di alimentazione per data center AI.
“I clienti in Cina chiedono la localizzazione della produzione per quelle parti che sono molto difficili da sostituire”, ha detto Hanebeck. “Ecco perché trasferiremo alcuni dei nostri prodotti alle fonderie in Cina dove abbiamo già impianti di back-end. In questo modo possiamo rispondere alle preoccupazioni dei clienti cinesi in termini di sicurezza della fornitura”.
Hanebeck non ha fornito obiettivi specifici per la produzione in Cina, affermando: “Dipende molto dal gruppo di prodotti e dallo sviluppo del mercato, anche se preferiremmo localizzare i semiconduttori di potenza altamente innovativi nei nostri siti in Europa e nel Sud-Est asiatico”, ha aggiunto.
Una strategia condiviso nel settore
Anche Infineon sembra dunque confermare che questa sia la sola strategia possibile per mantenere l’attuale importante quota di mercato cinese. Prima di lui, lo avevano affermato i dirigenti di STMicroelectronics e NXP Semiconductors.
Durante il recente Capital Market Day di Parigi, Jean-Marc Chéry, Presidente e CEO di ST, ha ribadito l’importanza di una produzione locale in Cina, definendola cruciale per mantenere il vantaggio competitivo dell’azienda nel mercato più grande e innovativo al mondo per i veicoli elettrici. “Senza una presenza locale, non è possibile competere efficacemente in Cina,” ha dichiarato “Se perdiamo la nostra quota di mercato in Cina a favore di un’altra azienda locale nel settore industriale o automobilistico, queste aziende finiranno per dominare il proprio mercato interno. Con un mercato così ampio, avranno poi una solida piattaforma per competere a livello internazionale”
Dello stesso tenore erano state le dichiarazioni di Andy Micallef, vicepresidente esecutivo di NXP durante la cerimonia di inizio lavori del nuovo impianto che VSMC (joint venture tra NXP e VIS) sta costruendo a Singapore.
Attualmente, NXP dispone solo di una struttura di testing e packaging a Tianjin, nella Cina settentrionale, ma non ha una produzione di front-end nel paese. A tale scopo, NXP sta esaminando potenziali partnership con la fabbrica di TSMC a Nanchino e con la cinese Hua Hong Semiconductor, la seconda più importante fonderia cinese.
La strategia di Infineon per la Cina
Potrebbe essere lo stesso percorso che intende seguire Infineon Technologies la cui produzione di front-end è concentrata in Germania, Austria e Malesia.
In Cina, Infineon dispone di un grande sito di back-end a Wuxi, con circa 1.400 dipendenti, specializzato nella produzione di moduli discreti, chip card e altri dispositivi di potenza utilizzati nei settori Automotive, Green Industrial Power, Power Solution & Sensors, Digital & Security Solutions.
Quello che manca è un proprio impianto di front-end, in alternativa del quale, Infineon potrebbe affidarsi alle fonderie locali: TSMC, Hua Hong Semiconductor o SMIC.
Durante l’intervista Hanebeck ha affermato che la localizzazione della catena di fornitura dei chip è dannosa per la crescita del mercato, “ma dobbiamo accettare che i semiconduttori stiano diventando un obiettivo strategico per molti governi nel mondo”.
Hanebeck ha anche affermato che, sebbene i finanziamenti governativi possano “aiutare ad accelerare e ad ampliare” lo sviluppo, “il senso economico fondamentale e il modello aziendale devono essere presenti, altrimenti non penso che siano sostenibili nel lungo termine”.
Una situazione economica complessa
Infineon, come le altre IDM del settore che operano prevalentemente in ambito industrial e automotive, ha registrato un consistente calo del proprio business nel 2024, dopo l’impennata del 2022 e del 2023. Anche le previsioni per il 2025 non sono positive.
Nel bilancio fiscale 2024 chiuso a settembre, la società ha registrato ricavi in calo dell’8% rispetto al 2023, mentre gli utili sono scesi del 59%.
Anche per Infineon la tanto attesa ripresa nella seconda metà del 2024 non si è concretizzata. Non solo. Le prospettive di crescita per il 2025, nonostante i consistenti investimenti, si trovano ad affrontare una debolezza del mercato di riferimento che investe un po’ tutti i settori. Tra i dati più significativi, spicca il calo del backlog passato dai 29 miliardi di euro del Q4 FY23 ai 19 miliardi di euro del Q4 FY24.
“Ci aspettiamo che questa, che chiamiamo ‘fase di destoccaggio’, prevalga per tutta la prima metà dell’anno fiscale 2025“, ha detto Hanebeck in merito alla direzione in cui si sta muovendo il mercato. “Nella seconda metà dell’anno fiscale, ci aspettiamo che questa riduzione delle scorte finisca e che si torni a un andamento più normale”.
Tra i nuovi sbocchi commerciali dei dispositivi di potenza di cui Infineon è leader di mercato, l’azienda ha identificato i data center per AI il cui consumo energetico sta crescendo esponenzialmente. Infineon ha raddoppiato le vendite correlate all’AI a 500 milioni di euro nell’anno fiscale precedente. Hanebeck ha affermato che la cifra “supererà il traguardo di un miliardo entro i prossimi due anni”.
Dubbi sulla strategia cinese
Sicuramente le reazioni all’intervista di Hanebeck non si faranno attendere, specialmente per quanto riguarda la strategia nei confronti della Cina.
Se infatti dal punto di vista aziendale la scelta sembra essere quasi obbligatoria per mantenere la presenza in un mercato così competitivo come quello cinese, c’è chi teme che questa strategia possa compromettere le capacità manifatturiere europee, privandole del principale mercato di destinazione.
Come per ST, la prima a definire la strategia China-for-China, ci si chiede dove saranno venduti i dispositivi SiC prodotti a Villach se il mercato cinese sarà servito dalla produzione locale. E dove finiranno i microcontrollori fabbricati a Dresda se non potranno essere esportati in Cina?
A fronte di questi timori, la risposta data a suo tempo da STMicroelectronics è stata lapidaria “O così, o perderemo progressivamente il mercato cinese.”
Una opinione che evidentemente anche Infineon Technologies condivide.