Nonostante le previsioni fortemente negative per il prossimo trimestre, il titolo STMicroelectronics ha registrato un incremento del 14,99% alla Borsa di Milano, segnando uno degli aumenti settimanali più significativi di sempre.
La società italo-francese, uno dei leader mondiali nel settore dei semiconduttori con oltre 50.000 dipendenti, di cui 13.000 in Italia, sta attraversando da oltre un anno una profonda crisi di vendite, dovuta a un forte calo della domanda nei mercati industrial e automotive, scesi rispettivamente del 49% e del 14% nel 2024. Il fatturato, che secondo le stime aziendali avrebbe dovuto raggiungere i 20 miliardi di dollari entro il 2026-2027, è invece diminuito del 23,2% nel 2024, passando da 17,3 miliardi a 13,3 miliardi di dollari. Ancora più marcato è stato il calo dell’utile netto, sceso da 4,2 miliardi a 1,56 miliardi di dollari (-63%).
Le previsioni per il 2025 appaiono ancora più pessimistiche, almeno per il primo trimestre. La società prevede infatti un calo delle vendite del 24,4% e una contrazione ancora più significativa degli utili, che potrebbero addirittura entrare in territorio negativo. Questa situazione ha provocato nel 2024 un forte deprezzamento del titolo, che ha perso quasi il 50% alla Borsa di Milano nel momento più critico.
Il deterioramento del quadro finanziario sta determinando un rallentamento degli investimenti e l’adozione di un programma di riduzione dei costi, che potrebbe avere un impatto anche sul livello occupazionale. La società ha già annunciato l’avvio di un piano di prepensionamenti, un rallentamento del turnover e il ricorso alla cassa integrazione.
Nel frattempo, sono riemersi i contrasti tra i rappresentanti italiani e francesi nel consiglio di amministrazione della società, che è controllata pariteticamente dai governi di Francia e Italia tramite una partecipazione del 27,5%. Queste divergenze avevano già portato, alcuni mesi fa, alla modifica dello statuto per consentire a Lorenzo Grandi di affiancare nel Managing Board il presidente e CEO Jean-Marc Chéry. Secondo un articolo pubblicato sul quotidiano Domani, tali tensioni si sarebbero ulteriormente acuite nelle ultime settimane, con il ministro italiano dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che avrebbe chiesto la rimozione di Chéry, ritenuto responsabile della crisi di STMicroelectronics, incontrando però la netta opposizione della controparte francese.
A fronte di un panorama tutt’altro che rassicurante, come si spiega il forte rialzo del titolo in Borsa?
Lo scorso 18 febbraio abbiamo presentato un’analisi dei conti e delle strategie della società evidenziando alcuni aspetti critici (bassa redditività, strategia China-for-China, problemi di governance, ecc.), sottolineando, tuttavia, come il calo delle vendite fosse in gran parte riconducibile al boom registrato negli anni successivi alla pandemia da Covid-19.
Nell’articolo si legge: “La risposta all’anomalo calo delle vendite nel 2024, secondo noi, arriva dall’andamento delle vendite di semiconduttori negli anni post-Covid, ovvero nel 2022 e nel 2023. In questo periodo, dopo la carenza di chip, si è verificato un vero e proprio boom della domanda, con OEM, Tier 1 e distributori che hanno accumulato scorte per prevenire possibili interruzioni nelle forniture. In breve tempo, si è passati dal modello just-in-time a magazzini sovraccarichi. Le vendite di semiconduttori sono aumentate in termini quantitativi, con i tassi di utilizzo degli impianti che hanno raggiunto l’80-90%, ma ancora di più sono cresciuti i prezzi, come sempre accade nei periodi di forte richiesta. Il risultato è stato un robusto, quanto inaspettato, incremento del fatturato, del margine operativo lordo e degli utili”.
Questa analisi è stata accompagnata dalla pubblicazione di un grafico che evidenzia come l’anomalia abbia portato il management a sovrastimare le prospettive di crescita, con un conseguente piano di investimenti in capacità produttiva superiore alle effettive esigenze del mercato.
Un aspetto chiave di questa analisi è la previsione che l’azienda raggiungerà il punto più basso nelle vendite tra il primo e il secondo trimestre del 2025, per poi riprendere un trend positivo nella seconda metà dell’anno.
Ad una conclusione simile è giunta anche un’analisi pubblicata il 19 febbraio dalla società di Investment Banking Jefferies, che prevede una ripresa dei ricavi a partire dal secondo trimestre del 2025, con vendite stimate a fine anno a 11,5 miliardi di dollari e un incremento a 13,8 miliardi nel 2026. Sulla base di queste previsioni, Jefferies ha rivisto il proprio rating su STMicroelectronics da “hold” (mantenere) a “buy” (acquistare), alzando il target price da 23 a 34 euro.
In parallelo, lo stesso giorno Analog Devices ha pubblicato i propri dati finanziari, accompagnati da dichiarazioni del management che confermano una lieve ripresa delle vendite, con una previsione di accelerazione nel 2025 e negli anni successivi.
Come spesso accade, i mercati finanziari si muovono con almeno sei mesi di anticipo rispetto alle dinamiche delle aziende quotate, e questo spiega il forte rialzo del titolo.
Non solo STMicroelectronics ha beneficiato di questa spinta: quasi tutto il settore degli IDM (Integrated Device Manufacturers) ha registrato aumenti significativi. Analog Devices ha guadagnato il 13,13%, Texas Instruments l’11,21%, Onsemi il 5,67%, NXP il 7,87%.
Nonostante questo rally e le prospettive di crescita per i prossimi anni, a nostro avviso, permangono alcune criticità nel modello di business di STMicroelectronics, tra cui la bassa redditività, la strategia China-for-China e i problemi di governance, ai quali si aggiungerà una concorrenza sempre più agguerrita da parte della Cina e di altri Paesi emergenti come Singapore e India.