lunedì, Aprile 29, 2024
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Intel rinuncia all’acquisizione di Tower Semiconductor dopo il veto cinese

Duro colpo per le ambizioni di Intel Foundry Services che con l’acquisizione di Tower contava di espandere le attività di fonderia anche nei nodi maturi. La vendetta della Cina nei confronti delle sanzioni occidentali.

Anche se formalmente non c’è stato un no da parte delle autorità antitrust cinesi all’acquisizione di Tower Semiconductor da parte di Intel, i ritardi nelle autorizzazioni sono incompatibili con i tempi e le strategie dell’industria dei semiconduttori dove la tempistica svolge un ruolo fondamentale. E così, dopo aver posticipato per due volte la chiusura dell’accordo, di fronte ai nuovi ritardi delle autorità cinesi, Intel ha preferito pagare 353 milioni di dollari di penale e annullare la proposta di acquisto piuttosto che rinviare per la terza volta i termini del deal.

Dopo l’annuncio della proposta di acquisto della foundry israeliana da parte di Intel, quasi 19 mesi fa, le due società avevano ottenuto l’approvazione di tutti gli enti regolatori dei paesi dove le due aziende operano: Stati Uniti, Europa, Israele, eccetera; mancava solo quello della Cina, obbligatorio, dal momento che per Intel il mercato cinese rappresenta il 30% circa delle entrate.

All’Amministrazione statale cinese per la regolamentazione del mercato (SAMR) non sono bastati 19 mesi per l’approvazione dell’acquisizione la cui ultima proroga scadeva il 15 agosto. Originariamente l’accordo doveva chiudersi entro 12 mesi, ovvero nel febbraio di quest’anno; poi, in mancanza dell’approvazione cinese, i termini sono stati spostati prima a maggio e poi alla metà di agosto. A questo punto, non essendo ancora arrivata l’approvazione da parte cinese, Intel ha deciso di annullare l’accordo accettando di pagare a Tower Semiconductor la penale di 353 milioni di dollari prevista dal contratto in caso di rinuncia da parte dell’acquirente.

Il ritardo nella decisione cinese è chiaramente imputabile ad una ritorsione da parte della Cina nei confronti delle restrizioni dei paesi occidentali della vendita al paese del Dragone di tecnologia avanzata per la progettazione e costruzione di semiconduttori.

Il comportamento cinese evidenzia la disponibilità di un’arma di ritorsione potentissima nei confronti dell’industria globale dei semiconduttori: la possibilità di impedire fusioni, acquisizioni o altri accordi tra le aziende del settore. Processi importanti che hanno consentito in passato al comparto di crescere e rafforzarsi.

Per tutte queste operazioni è necessaria l’approvazione dell’Ente statale cinese dal momento che per le aziende globali la Cina rappresenta uno dei mercati finali più importanti con percentuali tra il 10 e il 60% delle vendite complessive.



Recentemente Pat Gelsinger, CEO di Intel, ha avuto una serie di colloqui con le autorità di regolamentazione cinesi per sollecitare l’approvazione dell’accordo e per convincere i responsabili del procedimento che l’acquisizione di Tower non avrebbe costituito un monopolio o un pericolo per le foundry di quel paese alcune delle quali, come SMIC e Hua Hong, sono in concorrenza diretta con Tower.

Alla luce di quanto deciso da Intel, quei colloqui non hanno avuto un esito positivo ed ora la società californiana si trova a dover rivedere le strategie per la sua divisione IFS (Intel Foundry Services) che si propone di competere a livello globale con le altre fonderie più importanti (TSMC, Samsung, GlobalFoundries), oltre che sui nodi avanzati, anche su quelli maturi, con Tower Semiconductor che doveva fornire la capacità produttiva necessaria ed un discreto parco clienti.

Quando, alcuni anni fa, Intel decise di voler creare una divisione per offrire servizi di fonderia a contratto, compresi i nodi maturi per i quali puntò su un’acquisizione, la prima scelta cadde su GlobalFoundries la cui dirigenza, però, preferì una quotazione pubblica piuttosto che farsi comprare da Intel; fu così che la scelta cadde su Tower, l’unica alternativa possibile. Ora, se Intel vorrà offrire servizi di fonderia anche per nodi maturi, dovrà crearsi dall’interno le capacità necessarie. Anche perché, se mai vi fossero aziende da comprare (e non ce ne sono) ci sarebbe sempre l’ostacolo della autorizzazione cinese.

Nel frattempo, Intel ha annunciato nuove iniziative per sviluppare il suo ecosistema di servizi di fonderia a contratto.

A luglio, l’azienda ha annunciato una partnership strategica con MediaTek per garantire alla fabless taiwanese una catena di fornitura più equilibrata e resiliente attraverso l’aggiunta di un nuovo partner di fonderia con una capacità significativa negli Stati Uniti e in Europa.

Più recentemente, Intel ha annunciato un accordo con Synopsys per espandere la proprietà intellettuale e la partnership strategica in campo EDA (electronic design automation) con lo sviluppo di un portfolio di IP su Intel 3 e Intel 18A per i clienti Foundry di Intel. La disponibilità di IP chiave sui nodi di processo avanzati di Intel creerà un’offerta più solida per i clienti Intel Foundry Services (IFS) nuovi ed esistenti.