mercoledì, Giugno 25, 2025
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STMicroelectronics: cosa si sono detti Meloni e Macron nell’incontro di ieri

STMicroelectronics: Meloni incontra Macron

Intesa o rottura definitiva? Lavoratori e sindacati sperano in una riconciliazione tra Italia e Francia che scacci lo spettro dei licenziamenti annunciati dall’attuale management di ST.

Il presidente francese Emmanuel Macron e la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni si sono incontrati ieri a Roma nel tentativo di ricucire le difficili relazioni tra i due Paesi, dopo anni di tensioni e disaccordi pubblici tra i due leader.
Le relazioni si sono ulteriormente deteriorate dopo l’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump e i profondi cambiamenti geopolitici che ne sono seguiti, con differenti giudizi da parte dei due governi sull’operato in politica e in economia della nuova amministrazione americana.
Nell’incontro bilaterale, durato più di tre ore, e nella successiva cena, i due leader hanno affrontato non solo temi prettamente politici, ma anche economici, riguardanti i rapporti tra i due Paesi.
Per quanto riguarda questo aspetto, nel comunicato finale congiunto si evidenzia come l’incontro abbia messo in luce “forti convergenze sull’agenda europea per la competitività e la prosperità, da attuare in modo ambizioso e accelerato, sulla semplificazione normativa, sugli investimenti pubblici e privati, sull’energia e sulla piena applicazione del principio di neutralità tecnologica e, più in generale, sulle condizioni necessarie a far concorrere le imprese europee ad armi pari. Ciò vale anche per i settori in transizione, come l’industria automobilistica e siderurgica, che richiedono un forte impegno europeo, nonché per i settori più avanzati, come l’intelligenza artificiale, le fonti di energia decarbonizzate rinnovabili come il nucleare e lo spazio, dove i nostri interessi bilaterali ed europei sono collegati”.
Nel comunicato non viene citato alcun dossier specifico, ma è certo che i due leader abbiano parlato delle tensioni che riguardano la principale collaborazione industriale tra i due Paesi, ovvero quell’alleanza che quasi quarant’anni fa ha portato alla nascita di STMicroelectronics, in un settore – quello dei microchip – sempre più strategico a livello globale.
Che cosa si siano detti i due leader e quali eventuali decisioni siano state prese su questo argomento non è noto.



Lo scontro sulla governance

Sicuramente Giorgia Meloni avrà insistito per riequilibrare la governance aziendale tra la componente francese e quella italiana. Sin dal suo arrivo nel 2018, infatti, l’attuale CEO e presidente della società, il francese Jean-Marc Chéry (succeduto agli italiani Pasquale Pistorio e Carlo Bozotti), ha messo in atto una serie di azioni tese a “francesizzare” l’azienda, con alcuni cambiamenti riguardanti la governance, che originariamente doveva essere guidata pariteticamente dai rappresentanti dei due Paesi nel rispetto dei patti iniziali e delle quote azionarie. La società è infatti controllata da STM Holding con una quota del 27,5%, a sua volta controllata pariteticamente, con quote del 50% ciascuno, dallo Stato italiano attraverso il MEF e dallo Stato francese attraverso la banca pubblica di investimento Bpifrance, del gruppo Caisse des Dépôts.
Lo “sgarro” più recente è stata la bocciatura della nomina di Marcello Sala – dirigente del MEF – come rappresentante italiano nel consiglio di sorveglianza, a causa, così sostengono i francesi, delle critiche che Sala avrebbe rivolto all’operato del CEO Chéry.
La bocciatura ha provocato l’ira del ministro Giancarlo Giorgetti, che aveva proposto il nome di Sala e che ha definito il fatto “gravissimo” e “inaccettabile”. Giorgetti ha anche criticato con forza l’operato di Chéry, di cui ha chiesto le dimissioni.
A tutto ciò si è aggiunta la recente decisione dell’assemblea degli azionisti di approvare la manleva a favore del CEO Jean-Marc Chéry e del CFO Lorenzo Grandi, a seguito della class action avviata negli Stati Uniti lo scorso gennaio contro i vertici del gruppo, accusati di aver fornito informazioni fuorvianti al mercato. L’assemblea ha anche approvato la conferma dei due membri indipendenti del board che, di fatto, hanno ostacolato la nomina di Marcello Sala.
L’Italia non si è potuta opporre a queste decisioni in quanto STM Holding non ha partecipato a queste votazioni, vincolata dalla necessità di una decisione concorde tra MEF e Bpifrance.

Gli esuberi di Agrate

Nell’incontro di ieri, Giorgia Meloni avrà sicuramente sollevato anche la questione del piano industriale dell’azienda, che prevede circa 800 esuberi (su 5.200 dipendenti) per il sito produttivo di Agrate Brianza, decisione che ha già suscitato le proteste dei sindacati, i quali hanno proclamato lo stato di agitazione e indetto un primo sciopero generale, svoltosi il 23 maggio scorso.
In realtà, i piani dell’azienda sul taglio dei costi e sulla riduzione del personale non sono stati definiti con chiarezza, nonostante l’incontro che si è svolto a Roma tra l’azienda, le parti sociali e il governo, alla presenza del ministro per le Imprese e il Made in Italy Adolfo Urso. Anche l’incontro che si è svolto ieri presso Assolombarda a Milano non ha portato ad alcun risultato concreto.



Il ministro Urso ha dichiarato ieri che si aspetta da STMicroelectronics, entro la pausa estiva, un progetto industriale per l’Italia “chiaro e definito”.
Il confronto va avanti. Abbiamo affrontato e risolto prima il grande investimento sul polo produttivo di Catania e ora ci stiamo confrontando con l’azienda, anche sulla base delle giuste rivendicazioni dei sindacati, sul polo lombardo affinché si consegua anche in quel caso un risultato positivo che segni davvero un recupero rispetto a quanto non è stato realizzato negli anni precedenti, affinché si assicurino anche al Polo di Agrate investimenti e competitività all’interno del progetto nazionale e internazionale di questa multinazionale”, ha dichiarato Urso.

Lo stato di agitazione proclamato dai sindacati

La posizione dei sindacati è molto più dura. Il Coordinamento Nazionale UILM ha fatto sapere che, prima dell’inizio di qualsiasi trattativa, devono essere ritirati gli esuberi dichiarati ad Agrate.
Troviamo inammissibile che, a fronte degli ingenti finanziamenti pubblici che lo Stato sta erogando a STMicroelectronics, l’azienda possa contemporaneamente annunciare tagli occupazionali. Una contraddizione inaccettabile che la UILM è pronta a denunciare e contrastare con ogni mezzo”, si legge in una nota.

La richiesta di dimissioni di Jean Marc Chéry

C’è poi la richiesta, da parte italiana, della sostituzione dell’attuale CEO e presidente Jean-Marc Chéry, al quale vengono imputate scelte strategiche sbagliate (come il piano China-for-China) e previsioni del tutto sballate, come un fatturato di 20 miliardi di dollari come obiettivo entro il 2025-2027. In realtà, ST chiuderà il 2025 con un fatturato compreso tra 11 e 11,5 miliardi di dollari, molto lontano dai 17,3 miliardi del 2023 e dai 13,3 miliardi del 2024. Anche gli utili sono in picchiata. Nell’ultimo anno sono saltate le teste di numerosi amministratori delegati per molto meno.

Non sappiamo con precisione che cosa si siano detti Meloni e Macron. Quello che tutti sperano è che, perlomeno, non siano i lavoratori a pagare la crisi della più grande azienda tecnologica nazionale.