domenica, Aprile 20, 2025
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Si fanno più insistenti le voci di possibili dimissioni del CEO di ST Jean-Marc Chéry

Perchè Giorgetti vuole le dimissioni di Jean-Marc Chéry

Sarebbe il ministro Giancarlo Giorgetti ad aver richiesto la sostituzione del CEO di STMicroelectronics dopo i deludenti risultati del 2024 che rischiano di avere conseguenze anche sul piano occupazionale. 

Dopo le indiscrezioni del Domani, di cui abbiamo dato conto nella nostra analisi di alcuni giorni fa, a confermare la richiesta di dimissioni del CEO di ST Jean-Marc Chéry da parte del governo italiano arriva un altro articolo pubblicato ieri sul giornale francese Les Echos. Secondo l’autore, fonti vicine al Ministero dell’Economia italiano riferiscono che il ministro Giancarlo Giorgetti avrebbe chiesto la testa del francese  Chéry, accusandolo di essere il responsabile del deludente andamento della società nel 2024 e delle ancor più sconfortanti previsioni per il 2025.

Ricordiamo che STMicroelectronics è controllata pariteticamente dai governi di Francia e Italia tramite una partecipazione del 27,5%, caso unico al mondo nel panorama dei semiconduttori.

I contrasti tra le due anime di ST non sono una novità.

Alcuni mesi fa, su pressione italiana, era stata apportata una modifica allo statuto della società per consentire all’italiano Lorenzo Grandi di affiancare nel Managing Board il presidente e CEO Jean-Marc Chéry; in precedenza, grande malumore aveva suscitato da parte italiana la riorganizzazione della società in due soli gruppi di Prodotto con l’uscita dell’italiano Mario Monti, manager di lungo corso, che guidava la soppressa divisione Automotive e Discrete Group.

Lo stesso articolo del Les Echos riporta come i rapporti di forza all’interno del comitato che gestisce la società siano passati nel tempo da cinque italiani su otto a tre italiani su nove.

Sicuramente il governo italiano è preoccupato per un possibile taglio del personale che riguarderebbe principalmente gli impianti produttivi italiani e che arriverebbe in un momento di grave crisi di tutto il comparto industriale nazionale.

Il fatto che a distanza di tre mesi dall’annuncio della necessità di una riduzione del personale (fatto dai dirigenti di ST in occasione del Capital Market Day di novembre 2024) l’azienda non abbia ancora comunicato un preciso programma di tagli, è sintomatico di un braccio di ferro sotterraneo tra la politica e il gruppo dirigente di ST.

Da un lato, per ragioni di consenso, la politica non vuole sentire parlare di tagli al personale; dal punto di vista del management, invece, la riduzione dei costi anche attraverso una riduzione dell’organico (in ogni caso senza fare ricorso a licenziamenti) è una necessità.

Le dimissioni di Jean-Marc Chéry con il contemporaneo annuncio di un programma di riduzione del personale potrebbe rappresentare il compromesso tra queste due posizioni: la politica avrebbe il suo capro espiatorio per accettare i tagli al personale e l’azienda potrebbe beneficiare di una riduzione dei costi.

Una soluzione del genere, tuttavia, è difficilmente percorribile a causa sia della opposizione della controparte politica francese che di quella, probabilmente ben più dura, delle organizzazioni sindacali. Resterebbe poi da riempire la casella lasciata libera da Chéry: chi scegliere al posto del CEO dimissionario? Un manager francese o uno italiano? O magari, come sarebbe auspicabile, una figura al di sopra delle parti?

Ricordiamo che prima di Jean-Marc Chéry la società è stata guidata da due manager italiani, Pasquale Pistorio e Carlo Bozotti, e che la società ha perso la sua più grande occasione di continuare su questa strada lasciandosi scappare nel 2021 Benedetto Vigna, attuale amministratore delegato di Ferrari.