Con un nuovo rally a Wall Street, NVIDIA si appresta a superare una capitalizzazione di 4 trilioni di dollari. Il rialzo è stato spinto dal rilascio delle GPU GeForce RTX 50 (architettura Blackwell), dalla crescita del cloud AI con DGX Cloud, dalle revisioni al rialzo degli analisti e dalla discesa delle tensioni geopolitiche legate all’export, nonostante alcune vendite di azioni da parte del CEO.
Con un nuovo rally, NVIDIA si appresta a superare il traguardo dei 4.000 miliardi di dollari di capitalizzazione, superando di slancio Microsoft e Apple. Dopo anni di crescita costante, l’impennata più recente è frutto di una combinazione esplosiva: leadership indiscussa nel campo dell’intelligenza artificiale, innovazioni hardware e una strategia sempre più spinta verso i servizi cloud.
Le azioni, già salite di oltre il 180% nell’ultimo anno, sono tornate protagoniste nel mese di giugno, nonostante la vendita di quote da parte del CEO Jensen Huang e altri dirigenti. Si tratta, secondo fonti finanziarie, di piani automatici di dismissione già noti al mercato e che non hanno inciso sul sentiment degli investitori. La fiducia degli analisti resta alta, con target che oscillano tra i 173 e i 250 dollari per azione.
Una doppia spinta: tra hardware e servizi
La scalata di NVIDIA non poggia su un solo pilastro, ma si sviluppa lungo due direttrici fortemente integrate: da una parte, l’hardware di nuova generazione, dall’altra, i servizi cloud ad alto valore aggiunto. Sul fronte tecnologico, i nuovi modelli basati su architettura Blackwell — in particolare le GPU della serie RTX 50 — si collocano al vertice del mercato, offrendo prestazioni rivoluzionarie sia per l’elaborazione grafica che per le applicazioni AI. Queste soluzioni, grazie alla combinazione di potenza e intelligenza software, rappresentano un salto generazionale destinato a segnare un nuovo standard di riferimento nel settore.
Parallelamente, con la piattaforma DGX Cloud, NVIDIA sta ridefinendo il concetto stesso di offerta tecnologica, passando da semplice fornitore di chip a protagonista di un ecosistema integrato fatto di hardware, software e servizi. Questo approccio le consente di fidelizzare i grandi hyperscaler e garantire un accesso continuativo e scalabile alle proprie risorse di calcolo, rafforzando il legame con i clienti enterprise. Non sorprende quindi che il mercato stia premiando questa strategia: le principali società di analisi hanno rivisto al rialzo i target di prezzo, collocando il titolo tra i più promettenti del comparto tecnologico, con previsioni che si spingono fino a 250 dollari per azione.
Robot umanoidi in fabbrica: la partnership con Foxconn
Un aspetto meno noto ma strategicamente rilevante è l’accordo tra NVIDIA e Foxconn per introdurre robot umanoidi nella nuova fabbrica di server AI di Houston. Si tratta, secondo Reuters, del primo caso in cui server NVIDIA saranno assemblati con l’aiuto di robot umanoidi, già in fase di training per compiti di assemblaggio, inserimento cavi e presa componenti, con l’obiettivo di avviare le linee nel primo trimestre del 2026. Foxconn e NVIDIA stanno sviluppando due versioni di robot — uno bipede e uno su base mobile — spianando la strada a un’automazione avanzata che rivoluziona il concetto di “fabbrica intelligente”.
Il nodo Cina resta strategico
A smorzare in parte l’entusiasmo, però, restano le incertezze legate alla Cina. Nonostante alcuni segnali di distensione nelle politiche di esportazione, la questione resta delicata. La posizione dominante di NVIDIA nel mercato dei chip AI la rende vulnerabile a eventuali ritorsioni regolatorie o tecnologiche da parte di Pechino. In particolare, preoccupano l’ascesa di fornitori locali, l’incremento degli investimenti cinesi in chip proprietari e la possibilità che i colossi del cloud sviluppino soluzioni interne per ridurre la dipendenza da fornitori statunitensi. In questo scenario, il confronto geopolitico potrebbe trasformarsi in un terreno di scontro anche sul piano industriale e commerciale.
Verso nuovi record: il futuro secondo gli analisti
L’entusiasmo degli investitori è supportato anche dalle previsioni a medio termine. Secondo le stime di UBS e Barclays, il business legato all’AI generativa potrebbe superare i 300 miliardi di dollari entro il 2027, con NVIDIA che potrebbe assorbirne una quota significativa. Le vendite di chip destinati ai data center sono previste in crescita a doppia cifra, mentre i servizi DGX e le licenze software promettono margini ben superiori a quelli dell’hardware tradizionale.
Gli analisti vedono in NVIDIA una delle poche aziende capaci di guidare e monetizzare l’intera catena del valore AI: dai semiconduttori ai framework software (come CUDA), fino alle soluzioni chiavi in mano per il training di modelli avanzati. A queste si aggiunge la crescente penetrazione nel settore automotive e l’interesse, ancora iniziale, per il metaverso industriale e la simulazione fisica.
Con la soglia dei 4.000 miliardi ormai vicina, NVIDIA si conferma non solo come il simbolo dell’AI economy, ma come un attore centrale del nuovo ordine tecnologico globale. Le sfide non mancano: dalla concorrenza dei chip personalizzati agli sviluppi geopolitici, fino alla necessità di mantenere il passo dell’innovazione.
Ma il messaggio che arriva da Wall Street è chiaro: per ora, il futuro dell’intelligenza artificiale parla con la voce di NVIDIA.