L’annuncio è arrivato durante la presentazione della trimestrale di ieri che ha evidenziato una perdita di 2,9 miliardi di dollari.
Una decisione che, sebbene già scontata vista l’attuale crisi dell’azienda, non manca di segnare un momento cruciale per le ambizioni del continente di rafforzare la propria autonomia nel settore dei semiconduttori. Intel, il gigante americano dei chip, ha annunciato il definitivo abbandono dei suoi ambiziosi progetti di espansione produttiva in Germania e Polonia. La notizia è emersa ieri, durante la presentazione dei risultati finanziari del secondo trimestre 2025, un periodo che ha visto l’azienda registrare una pesante perdita di 2,9 miliardi di dollari.
Il sogno europeo infranto: Magdeburg e Wrocław in standby indefinito
L’iniziativa europea di Intel, presentata con grande enfasi negli anni precedenti, mirava a creare un “Silicon Junction” nel cuore del continente. In Germania, a Magdeburgo, l’azienda aveva previsto la costruzione di un mega-sito produttivo con un investimento monumentale di 17 miliardi di euro. Le fabbriche avrebbero dovuto produrre chip avanzati (da 2 nanometri o più piccoli) e creare ben 3.000 posti di lavoro permanenti, con l’obiettivo di avviare la produzione entro il 2027. Questo progetto era visto come un pilastro fondamentale per la sovranità tecnologica europea.
Parallelamente, in Polonia, vicino a Wrocław, Intel aveva annunciato un investimento fino a 4,6 miliardi di dollari per un nuovo impianto di packaging e test. Questo polo, cruciale per l’assemblaggio finale dei chip, avrebbe dovuto generare circa 2.000 posti di lavoro stabili e ridurre la dipendenza dell’Europa dalle catene di fornitura asiatiche. Entrambi i progetti erano destinati a ricevere significativi sostegni governativi.
L’annuncio di ieri segna la fine, o almeno una sospensione a tempo indeterminato, di queste iniziative, in un momento di generale crisi per l’industria europea dei semiconduttori, nonostante la spinta del Chips Act.
La ragione dietro la ritirata: un investimento senza una domanda adeguata
La drastica virata strategica di Intel è stata spiegata dal CEO dell’azienda, il quale ha offerto una cruda analisi della situazione attuale. “Negli ultimi anni, l’azienda ha investito troppo, troppo presto, senza una domanda adeguata”, ha dichiarato il CEO. “In questo modo, la nostra presenza produttiva si è inutilmente frammentata e sottoutilizzata”.
Questa affermazione mette in luce una problematica di fondo: l’eccesso di capacità produttiva rispetto alla domanda reale del mercato in alcuni segmenti, unito a una dispersione degli investimenti che ha portato a impianti non pienamente efficienti. La perdita di 2,9 miliardi di dollari nel Q2 2025, unitamente a un contesto economico globale incerto, ha evidentemente spinto Intel a riconsiderare le proprie priorità e a consolidare gli investimenti esistenti.
Implicazioni e futuro incerto
La decisione di Intel avrà ripercussioni significative. Per la Germania e la Polonia, rappresenta una battuta d’arresto per lo sviluppo industriale e l’occupazione nel settore high-tech. Per l’Europa, è un promemoria della difficoltà di attrarre e mantenere investimenti su larga scala nel comparto dei semiconduttori, soprattutto quando le aziende globali devono affrontare pressioni finanziarie e razionalizzazioni strategiche.
La mossa di Intel riflette una più ampia cautela nel settore, con molte aziende che ricalibrano i loro piani di espansione a fronte di un rallentamento della crescita della domanda e della necessità di ottimizzare le proprie risorse. Resta da vedere come questo abbandono influenzerà le future politiche europee e gli sforzi per costruire una catena di approvvigionamento di semiconduttori più resiliente e localizzata.