domenica, Novembre 23, 2025
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Dopo i tagli al personale e agli investimenti, Intel potrebbe porre fine alla sua ambizione di produrre chip per altre aziende

Intel Q2 2025
Lip-Bu Tan, CEO di Intel.

In occasione della presentazione dei conti del secondo trimestre 2025, il nuovo CEO Lip-Bu Tan ha annunciato ulteriori cambiamenti di rotta per riportare la società alla sua vocazione originaria di leader nei processori per data center e PC.

Dopo anni di strategie ambiziose, culminate in massicci investimenti e un’espansione aggressiva nel settore della produzione di chip per conto terzi (la cosiddetta foundry), Intel sembra pronta a un radicale cambio di rotta. L’annuncio è arrivato ieri, in occasione della presentazione dei conti del secondo trimestre 2025, un periodo che ha evidenziato una perdita netta di 2,9 miliardi di dollari. A delineare la nuova visione è stato il nuovo CEO, Lip-Bu Tan, che ha lasciato intendere la possibilità di abbandonare definitivamente l’ambizione di produrre chip per altre aziende, per ritornare alla vocazione originaria di leader nei processori per data center e PC.

Un trimestre in rosso profondo: le cifre del Q2 2025

I risultati del secondo trimestre 2025 hanno dipinto un quadro finanziario critico per Intel. L’azienda ha riportato ricavi per 12,9 miliardi di dollari, un dato che non è bastato a evitare una perdita netta di 2,9 miliardi di dollari (su base GAAP). Questo risultato negativo è in linea con le difficoltà che l’azienda sta affrontando, aggravatesi dopo i recenti tagli al personale e la revisione degli investimenti, compresa la sospensione dei grandi progetti di espansione in Europa, come le fabbriche previste in Germania (Magdeburgo) e il centro di packaging e test in Polonia (Wrocław).



Il cambio di rotta del CEO Lip-Bu Tan: addio alla foundry?

La vera novità è però arrivata dalle dichiarazioni del nuovo CEO, Lip-Bu Tan, che ha delineato una strategia più conservativa e focalizzata. Fino a poco tempo fa, Intel aveva investito massicciamente nella creazione di una divisione foundry robusta, con l’obiettivo di competere direttamente con giganti come TSMC e Samsung nella produzione di chip avanzati per clienti esterni. Tuttavia, le parole di Tan suggeriscono un possibile ridimensionamento drastico, o addirittura un’uscita, da questo ambizioso progetto.

Il CEO ha implicitamente criticato le strategie passate, affermando: “Negli ultimi anni, l’azienda ha investito troppo, troppo presto, senza una domanda adeguata. In questo modo, la nostra presenza produttiva si è inutilmente frammentata e sottoutilizzata”. Questa frase lapidaria sintetizza la nuova filosofia: razionalizzare le risorse e concentrarsi dove Intel può essere realmente leader.

Fonti di mercato vicine all’azienda hanno addirittura ventilato l’ipotesi che Intel possa abbandonare del tutto la produzione avanzata se non riuscirà ad assicurarsi importanti clienti esterni entro quattro anni. Ciò significherebbe che, al di là del nodo 18A (per il quale gli investimenti sono già avviati), Intel potrebbe decidere di esternalizzare la produzione dei chip più avanzati a TSMC, rafforzando una dipendenza strategica dal colosso taiwanese, un tempo impensabile per un’azienda con la vocazione di produttore integrato come Intel.

Ritorno alle origini: focus su data center e PC

Questa potenziale mossa segna un ritorno alle origini per Intel. La società intende rifocalizzarsi sulla sua tradizionale leadership nei processori per data center e PC, settori dove ha costruito la sua fortuna e dove detiene ancora una quota di mercato significativa. L’obiettivo è chiaro: ottimizzare le capacità produttive esistenti per servire al meglio i propri prodotti core, garantendo profittabilità e una gestione più snella delle operazioni.

La decisione di Lip-Bu Tan, sebbene dolorosa per le ambizioni di lungo termine di diventare un attore chiave nel mercato delle foundry, è vista come una mossa necessaria per ristabilire la solidità finanziaria di Intel e per riportare l’azienda su un percorso di crescita sostenibile, abbandonando progetti che si sono rivelati troppo onerosi e prematuri rispetto alla domanda globale e alle capacità interne. Il futuro di Intel sembra ora quello di una maggiore cautela e di un ritorno ai fondamentali.