sabato, Novembre 8, 2025
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Le barriere doganali e gli alti dazi alimentano il mercato dei chip contraffatti e il contrabbando di semiconduttori

Chip contraffatti e contrabbando di semiconduttori

La polizia cinese ha smantellato recentemente un’organizzazione di produttori di chip contraffatti che vendeva falsi componenti Infineon e Texas Instruments destinati a GPU e schede madri.

Tra gli effetti meno noti della guerra commerciale in atto sui semiconduttori tra Stati Uniti e Cina, c’è non solo un incremento del contrabbando di chip, ma anche un fenomeno che è sempre esistito e che di recente sembra essere cresciuto in modo preoccupante: la contraffazione di componenti elettronici.

Di recente, le autorità di Shenzhen, la “Silicon Valley cinese”, hanno annunciato di aver smantellato un’organizzazione criminale specializzata nella produzione e vendita di semiconduttori contraffatti su larga scala.
Secondo un’inchiesta pubblicata dal South China Morning Post, che cita il quotidiano cinese Rule of Law Daily, l’operazione avrebbe portato al sequestro di oltre 5 milioni di chip falsificati e all’arresto di più di 20 persone coinvolte nella rete.



Componenti falsi di marchi occidentali 

L’indagine ha rivelato che il gruppo criminale aveva messo in piedi un sofisticato sistema di ricondizionamento e rimarchiatura di chip provenienti da scarti industriali o da dispositivi elettronici dismessi.
I componenti venivano ripuliti, incisi con nuove serigrafie laser e poi rivenduti come prodotti originali di marchi globali come Infineon Technologies, Texas Instruments, Analog Devices e altri.

Molti di questi chip contraffatti sarebbero stati venduti come unità destinate a GPU, schede madri e sistemi di controllo industriale, trovando canali di distribuzione anche fuori dalla Cina attraverso marketplace online e fornitori intermedi.

Secondo le autorità, i chip erano confezionati in imballaggi accuratamente imitati, con documentazione e codici di tracciamento falsi, tanto da risultare difficili da distinguere dai componenti autentici.

Un mercato in espansione

L’operazione di Shenzhen è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno che si sta ampliando con la frammentazione della catena di fornitura globale dei semiconduttori.
Le restrizioni commerciali imposte da Washington — unite ai dazi e ai controlli sull’export introdotti da Pechino — hanno creato un mercato parallelo in cui chip “riciclati” o contraffatti vengono immessi per colmare i vuoti di approvvigionamento, soprattutto per componenti maturi e ad alta domanda, come MOSFET, convertitori di potenza, microcontrollori e sensori.

Secondo analisti del settore, l’aumento dei controlli doganali e la carenza di semiconduttori di fascia media hanno reso economicamente conveniente il commercio di chip falsi o recuperati, spesso rivenduti a prezzi inferiori del 40-60% rispetto agli originali.



Come funzionava l’organizzazione

La rete smantellata a Shenzhen operava secondo uno schema tipico delle “fabbriche grigie” del sud della Cina: acquistava scarti elettronici e componenti difettosi da varie fonti, li sottoponeva a lavaggio chimico e rilavorazione in laboratori non autorizzati, e infine li rimarchiava come nuovi con incisioni laser ad alta precisione.

I falsi componenti venivano quindi reimmessi nel mercato attraverso intermediari e distributori online, spesso dichiarati come surplus o stock provenienti da chiusure di fabbriche.
Le indagini hanno evidenziato anche collegamenti con aziende di trading di Hong Kong che avrebbero facilitato l’esportazione dei chip contraffatti verso Asia, Europa e Stati Uniti.

Rischi per l’industria e per la sicurezza

Il fenomeno dei chip contraffatti non rappresenta solo una minaccia economica, ma anche un serio rischio di sicurezza.
L’uso di componenti non originali o ricondizionati in sistemi industriali, medicali o automobilistici può causare guasti imprevisti, cortocircuiti e vulnerabilità informatiche.

Secondo un rapporto di IC-Insights, i chip contraffatti rappresentano oggi oltre l’1,5% del mercato globale dei semiconduttori, un valore che potrebbe superare i 5 miliardi di dollari annui.
Nel 2024, oltre 100 milioni di componenti elettronici sospetti sono stati sequestrati in operazioni doganali in Asia e Nord America.



Gli esperti: “La guerra dei dazi sta alimentando il mercato nero”

Gli esperti concordano nel ritenere che le tensioni geopolitiche abbiano indirettamente favorito la crescita del mercato nero dei semiconduttori.
La combinazione di dazi elevati, restrizioni all’export e carenze di chip maturi ha spinto molte piccole aziende manifatturiere – soprattutto nel settore automobilistico e dell’elettronica di consumo – a rivolgersi a canali paralleli.

Come ha osservato un analista del Bangkok Post, “ogni volta che si interrompe un flusso commerciale regolare, si crea spazio per un mercato irregolare: è un effetto collaterale inevitabile delle barriere doganali”.

Le contromisure

Le autorità cinesi hanno dichiarato di voler rafforzare i controlli doganali e le certificazioni di tracciabilità dei chip prodotti e venduti nel Paese.
Anche le principali aziende del settore, come Infineon e Texas Instruments, stanno potenziando i propri sistemi di autenticazione digitale e serializzazione crittografica dei componenti per rendere più difficile la falsificazione.

A livello internazionale, si moltiplicano le iniziative di cooperazione tra dogane, agenzie di sicurezza e consorzi industriali per contrastare il fenomeno. Tuttavia, gli esperti avvertono che finché i dazi e le restrizioni continueranno ad alimentare le disparità di mercato, la contraffazione dei chip resterà un problema sistemico.