
Secondo l’azienda, il nuovo processore Prodigy Ultimate offre prestazioni AI rack fino a 21,3 volte superiori rispetto al Rubin Ultra NVL576 di Nvidia, mentre la variante Prodigy Premium promette fino a 25,8 volte superiori rispetto al Vera Rubin 144. Il chip sarebbe il primo a superare i 1.000 PFLOP in inferenza, contro i circa 50 PFLOP del Rubin.
Tachyum è una startup slovacco-americana con uffici in Slovacchia, Stati Uniti e Taiwan, fondata nel 2016 da Rado Danilak per sviluppare processori in grado di unificare CPU, GPU, TPU, e affrontare i carichi di lavoro di intelligenza artificiale (AI), calcolo parallelo e data center. L’azienda è attiva in progetti europei di super-calcolo ad alte prestazioni (EuroHPC) e figura fra le società beneficiarie di sovvenzioni comunitarie che mirano a rafforzare l’industria dei semiconduttori in Europa.
Tachyum ha annunciato ieri la nuova versione del processore Prodigy realizzato con nodo a 2 nm che sarebbe in grado di offrire prestazioni tre volte superiori a quelle delle principali CPU x86 e sei volte superiori a quelle delle GPU più veloci, riducendo al contempo i costi di capitale e operativi grazie all’eliminazione della necessità di hardware AI dedicato.
Prestazioni da record e architettura universale
Secondo il comunicato, la famiglia Prodigy (“Ultimate” e “Premium”) sarà in grado di offrire prestazioni rack AI rispettivamente fino a 21,3× e 25,8× superiori rispetto alle soluzioni Nvidia citate. La variante Ultimate inaugura il nuovo chip “oltre i 1.000 PFLOP” in inferenza — un salto enorme se confrontato con i circa 50 PFLOP dichiarati per il Rubin Ultra.
Il design del chip prevede un pacchetto multi-chiplet con fino a 256 core per chiplet, e scalabilità fino a 1.024 core per la variante massima. Il nodo a 2 nm consente di ridurre la potenza, migliorare la densità e contenere i costi dei wafer.
Tachyum definisce il Prodigy come un “Universal Processor” che combina le funzioni di CPU, GPU e acceleratore AI in un’unica architettura omogenea, con la capacità di eseguire anche binari x86 non modificati e di integrarsi con le infrastrutture esistenti.
Un “made in Europe” con ambizioni globali
Uno degli elementi più interessanti del progetto è il forte legame con l’ecosistema europeo: Tachyum partecipa al programma IPCEI (Important Projects of Common European Interest) e riceve finanziamenti dall’Unione Europea per lo sviluppo di semiconduttori avanzati.
Questo posiziona l’azienda slovacca-americana come uno dei rari casi in cui l’Europa tenta di colmare il divario tecnologico con gli Stati Uniti e la Cina nella filiera dei semiconduttori. Per Bruxelles, un successo di Tachyum equivarrebbe a rafforzare la sovranità tecnologica europea.
Tutte le sfide del caso
Pur essendo promettente, il progetto deve fare ancora molta strada. Analisti indipendenti sottolineano che il chip non ha ancora effettuato il tape-out e che molte delle prestazioni dichiarate derivano da simulazioni e proiezioni, non da silicio reale.
Inoltre, i tempi indicati — con lancio commerciale previsto non prima del 2027 — implicano che l’azienda dovrà sostenere un lungo periodo di sviluppo, prototipazione, validazione e supply chain complessa. La concorrenza nel segmento AI/HPC è agguerrita, e la capacità di mantenere ritmi di innovazione, eccellenza produttiva e costi competitivi sarà determinante.
Un possibile punto di svolta
Se Tachyum riuscirà a tradurre le promesse in realtà, il Prodigy potrebbe cambiare la geografia del computing: una soluzione europea (in parte) capace di competere con i big americani e asiatici in uno dei segmenti più strategici dell’industria tech — l’AI di prossima generazione.
Il nodo a 2 nm, le prestazioni previste, la struttura universale del chip e il sostegno europeo fanno del progetto un caso da tenere d’occhio. Per ora, però, l’industria resta in attesa del primo silicio operativo e della sua capacità di scalare verso la produzione di massa.


